Quotidiano
“La Nuova Basilicata”, mercoledì 1 giugno 2005, pag. 35 TURSI – Presentata la raccolta di poesie “Sulle Rive dello Jonio” di Vincenzo D’ACUNZO. “Poesie malinconiche, sospese, incantate - così come scrive il giornalista Rocco Brancati nella presentazione del volume – eppure non c’è nostalgia. D’ACUNZO nella raccolta effettua una sorta di “Ritorno a Kandahar”: tra realtà e sogno, visione e memoria. I suoi versi ti danno, nello stesso momento, la sensazione dello sradicamento ma anche di un ancestrale senso di appartenenza.” Vincenzo D’ACUNZO, affermato pittore e scultore, ha allestito numerose mostre personali e partecipato a manifestazioni artistiche ricevendo lusinghieri riconoscimenti. Artista poliedrico, attento osservatore della realtà che riporta nelle sue opere e in modo particolare nelle ministallazioni eseguite con materiali riciclati, rigenerati ed ingentiliti con l’uso del colore. “Per D’ACUNZO i sogni non esistono neanche dentro gli splendidi vestiti della realtà – come scrive Giovanni Prosperi riferendosi alla Metafisica dello scarto – tutto deve essere ripreso, rimodellato, riposizionato e riproposto e nessuno deve sentire del dolore da qualche parte, la strada è sempre diritta, perfettamente inutile passare nella serpentina del destino e noi siamo a questo punto, punto che è stabile in tutto il decorso della storia.” Nel 1973 D’ACUNZO ha pubblicato la raccolta di poesie “Tursi… Pane Casereccio” e dopo trent’anni ritorna a scrivere con una raccolta di poesie concepita, generata o comunque ispirata, per fatti, avvenimenti, desideri, sogni o allucinazioni al mare Jonio nelle quali esso ha avuto parte di artefice o di semplice spettatore. “E’ vero – dice il poeta – che il mare è stato da sempre il centro del mio interesse, soprattutto a livello pittorico, finora però ha rappresentato solo un concetto e un mondo naturale e morfologico, mentre in ‘Sulle Rive dello Jonio’ diventa riferimento specifico, familiare e amico, complice”. L’artista ha voluto dare un’impronta, un taglio ed un’ottica universale alle sue poesie affidando a cinque “grandi lettori” il compito di commentare prima in generale poi nello specifico tutte le liriche. Emilio Andrisani, uno dei cinque “lettori” insieme ad Eufrasia Mellacqua, Isabella Palazzo, Antonio Rondinelli e Aldo Zaccone, scrive nel commento generale dell’opera che i versi di D’ACUNZO sono un giocare come l’incresparsi delle onde del mare, un andare e tornare sempre con forme diverse, come la sua pittura, fluttuante. Mentre Antonio Rondinelli sottolinea un sofferto viaggio di introspezione sullo sfondo di un’Ellade sognata, chiamata a rasserenare i suoi tormenti ed insicurezza, un animo percettibile e sensibile. Q25 |