LA SIBILLA (Poesia in un’unica strofa, versi liberi e sciolti)


Opera di Vincenzo D’Acunzo

È la poesia della muta richiesta, della speranza, dell’attesa, che già si teme inappagata. Emerge qui l’ansia, l’insoddisfazione dell’autore, la sua ricerca, il suo desiderio… di cosa? di pace? di amore? di capacità di capire? o semplicemente di distensione psicologica? Cos’è che alimenta “le mie inquietudini / (che) velano di tristezza / le sue performance.”? Addirittura spera nel mito più criptico ed indecifrabile, la Sibilla, per disvelare il suo futuro, il suo tormento. È il continuo tema della ricerca, lo spasimo a staccarsi, ad elevarsi. Come in molte altre, anche in questa lirica la tensione che la anima si stempera, ma non si placa, nei versi finali in un mondo sognato di “gesta e amori dei prodi antichi / che incantarono la mia anima / illudendo la malinconia.”.

Sotto l’aspetto stilistico questo componimento è più ricco di altri di suoni, si notino le onomatopee “tonfare”, “sbuffando”, la consonanza “stufo e stanco”, e la potente interiezione incidentale “Non sono un pesce / né, maledizione / voglio perle o coralli”, che rompe lo scorrere del discorso con plastico effetto.

Antonio RONDINELLI


 


 

titolo:

La sibilla dal corpo di pietra

tecnica

mista su retro di manifesti
imbrattati casualmente


 Sui terrazzi delle sue
  spiagge vorrei tornasse la
  Sibilla
a ripetermi ancora
  e poi ancora
  gesta e amori
  dei prodi antichi ”

 

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