PERCORSO PITTORICO
Catalogo "personale" del febbraio 1981 "D'ACUNZO fa una mostra ogni due anni, per rendere ragione di una ricerca e anticipare quella successiva. Accade anche questa volta sicché al tema principale <<studio sui cavalli>> fa seguito l'annuncio di un periodo di più ampio respiro con la comparsa di scorci panoramici e figure umane, assenti entrambi dalla sua produzione da circa quattro anni. Dopo un primo periodo di volontaristica denuncia (quello per intenderci dell'uomo-marionetta, ligneo strumento in mano ai vari detentori del potere) D'ACUNZO ha avuto un vero e proprio rifiuto non solo per l'uomo e il suo paesaggio ma anche nei confronti di ogni altra creatura (pianta o animale). Di questo rifiuto ha testimoniato ampiamente la sua precedente personale, tutta incentrata sul tentativo di fare tabula rasa (sia sul piano dei contenuti sia su quello più propriamente tecnico) di ogni certezza acquisita in materia. Tuttavia egli aveva continuato a dipingere. Cosa? Macchie, tele in cui il colore fa da protagonista assoluto, nella sola rappresentazione di cieli e acque. Il colore diremo allo stato puro nei toni squillanti dei gialli dei rossi degli azzurri. Ora quegli studi sul colore tornano, in sintesi spesso felici, applicati alla figura. Attratto da una certa alterigia e dal fremito di libertà che i cavalli istintivamente comunicano, D'ACUNZO ha cercato di plasmarne alcuni, ricorrendo a tecniche diverse (olio, sbalzo su rame, acrilico su rame) ma s'è presto accorto, come egli stesso commenta <<che non ci sono più cavalli di razza nei nostri campi. I cavalli che io ho dipinto furono liberi un tempo, in un ieri non sappiamo quanto recente; ora sono animali bastardi, abbruttitisi per servire l'uomo che, al solito, fa e disfa a suo piacimento>>. E tuttavia il pittore ne ritrae la residua fierezza (Compenso, Dopo il giogo) affidandoli interamente al colore che è pieno, privo di chiaroscuri, solare. Scompaiono, per questa via, i cerebralismi del passato e l'autore parte alla riscoperta (e dunque alla riappropriazione) del proprio ambito geografico ed umano (non a caso questa rassegna si apre con una orizzontale deserta marina e si chiude con una serie di ritratti familiari)." Rosa Maria FUSCO, poetessa e critico d'arte |