Catalogo (1994) della installazione polimaterica
(forme e materiali riciclati) "L'Evento" "Piegando la sua tecnica, e la sua ricerca, materiale e raffinata insieme, a un'occasione rituale di tipo comunitario, D'ACUNZO si è ultimamente cimentato in un presepe di rara suggestione. La novità sta nel fatto che D'ACUNZO, artista di comprovata manualità, pur avendo, molto spesso, volto la sua attenzione a soggetti sacri, verso i quali lo spinge la sua combattuta, lacerata eppure certa, fede, ha sempre vissuto come divorziato i due momenti: quello sacro e quello profano, e spesso è stato, nell'interpretazione del sacro, più consueto, tradizionale, oleografico. Questa volta, invece, egli ha prestato la sua tecnica più ardua a questo presepe, che è fatto, simbolicamente, di un muro in eternit, materiale moderno, ma mobile e precario, quasi a significare la mobilità e la precarietà della condizione umana. C'è poi una capanna con di lato un tempometro ricavato da uno scarto di lucidatrice. Vuol dire che il tempo dell'evento si ripete in tutti i tempi e in tutte le condizioni umane, compreso quello nostro, tecnologico, diverso dai tempi di Maria e di Giuseppe e il senso della storia è guidato da questo moderno attrezzo che rappresenta l'odierna condizione femminile. Alle spalle c'è la terra, con le sue bandierine di lamiera persino un po' troppo didascaliche. Sulla terra domina una cometa che ha come coda un'antenna televisiva, simbolo di quella cronaca che ci viene comunicata in tempo reale e che spesso è portatrice di sofferenze, di dolore, di peccato. La capanna è il ponte (d'oro) tra lo spazio e il tempo. Dal suo centro un fascio di luce investe l'osservatore, rimette in moto la storia, ne inverte il destino, dando senso e motivazione a un universo altrimenti disperante nel suo meccanismo." Rosa Maria FUSCO, poetessa e critico d'arte Il punto forte del presepe ideato dall'artista Vincenzo D'ACUNZO è la luce. Gesù è la luce che illumina lo spazio universale, è luce in se stessa perché fonte di luce, perché illumina le direzioni e raggiunge gli angoli più remoti. Questa luminosità si riflette e si diffonde. La luce è anche vita, e vita eterna, al di là del tempo, che sempre e inesorabilmente fugge e non dà certezza. Nel presepe l'eterno blocca il tempo, ma è più giusto dire che manifesta la pienezza del tempo, non più soggetto ai giorni e alle ore. Ogni giorno, ogni ora è buona per rivestirsi di eterno, di luce e di vita, quindi di Dio, di cui Gesù è il divino rivelatore. La luce diventa strada che porta a Gesù, e Gesù diventerà l'unica strada per arrivare alla vita. Nello spazio e nel tempo appaiono filamenti vari che potrebbero, a volte, impedire la luce e quindi la logica di Dio, per essere orientamenti diversi, voluti dagli uomini o essere condizionamenti che bloccano la libertà. Ma la luce sovrasta e i filamenti sono destinati a scomparire." Mons. Rocco TALUCCI, Vescovo di Tursi - Lagonegro Il Presepe di D'ACUNZO tra gli astri delta e gamma Il Bambino dorme sospeso, sognando attentamente il dialogo iconologico dei genitori. - E' questo, è davvero questo il Dio con noi? - - Si - risponde la Madre annientando l'ombra del dubbio teologico della domanda del padre. Dietro, da un teatro sfondato sull'eterno, Tokio non ha ancora un grattacielo così, la E congiuntiva agli astri è solo un riflesso dei vetri, gli astri dietro, sottoaffondati, dominio ipotetico della luce, raddrizzano il buio e lo ripresentano nell'illuminotecnica. Da altre parti l'eterno ondulato, tenta di volgere all'ironia la domanda, così la risposta si intona sul dubitativo della posizione: niente dubita più di una lapide plexiglattica. Il Bambino si è appena svegliato. Guarda l'odierno, il ritrovato della realtà passata, lo scambio caotico di un ordine perfetto depositato negli archivi della storia dietro la gabbia elettrica, intoccabile, mai scossa. In alto al teatro un sole che ne regala sei, cometico per la dispersione del ritorno ellittico, sconnettendo il suo quadrante circolare in minuti di tre o quattro, per estrema rabbia sputa sulla realtà una antenna che troppo capta nel gioco affermativo e beffardo, ma sa dire esclusivamente il suono di una trombetta di carnevale incatenato alla serpentina di una plastificazione che nasconde la sua ancorazione sul vuoto. Non so dove più sia, ma il segnale spaziale davanti all'action painting, bloccato dalla catena di prima, stabilisce il suo Zero sulla mezzanotte o sul mezzogiorno dei minuti, delle ore, dei giorni, dei mesi, degli anni, dei secoli, dei millenni e poi non scritte: mani secondarie, invisibili, ma sempre sullo Zero, che nessuno può intendere come puro circolo, a meno di Ulisse o di altre religioni, la luce è la velocità si spostano non più nell'Europa, ma verso l'Oriente per l'opera neo - amanuense della Cina. Ora il Bambino si sta alzando, la domanda non è mai stata posta sulla risposta già detta e perfetta. Ha bisogno di nutrimento di preghiera chi ha nutrito l'Universo con la Parola. Sotto il segnale spaziale nessuna auto - mobile è visibile, sul ponte americano, in pellegrinaggio verso il presepe di D'ACUNZO. Dio è venuto da solo, e da solo tornerà per il volere del Padre. La Parusìa, o secondo avvento di Nostro Signore Gesù Cristo, per Vincenzo D'ACUNZO è la nascita definitiva, totale ed infinita ma nell'attendere un suo antico dubbio filosofico raccoglie tutti i materiali di scarto per la sua difesa. Giovanni PROSPERI, scrittore e critico d'arte |