"Momento mitologico" |
"... Questo processo di trasformazione e continuo superamento del
precedente lo ha condotto a una forma di estremizzazione del riciclaggio
che si è concretizzata a livello pittorico in una rivisitazione del
mito classico. Nell'ultimo periodo l'artista ha usato come supporto
delle sue opere il retro di manifesti utilizzati per riguardare il
pavimento durante i lavori di esecuzione di "Miramare". Dai
manifesti imbrattati dei colori casualmente caduti, l'autore ha ricavato
fogli disuguali su cui ha inserito, senza violentare la superficie
preesistente, personaggi mitologici (Ade e Persefone, Ercole ed Esione,
Orfeo ed Euridice, Giasone, Deucalione e Pirra, Niobe). Dei ed eroi dai
corpi muscolosi sono resi con tocchi sempre più esperti e linee sempre
più esili, figure quasi stilizzate [...] L'artista non ne immortala le gloriose e audaci imprese ma ne cattura l'eroica forza nei momenti di assoluta disperazione o la nobile dignità nella straziante sofferenza, mirando ad evidenziare la piccolezza dell'uomo di fronte alle alterne vicende della vita e alle forze inesorabili del fato [...] Nessuna tensione concettuale ed escavatrice sostiene "Ercole ed Esione". Ciò corrisponde ad una precisa scelta dell'artista che intende qui porre in risalto unicamente la differenza delle masse dei corpi. Le due figure traggono vita da un fondo carico di vissuto e col fondo si armonizzano nel pieno rispetto dei colori e della casualità preesistente: Ercole, robusto e massiccio, solleva non il trofeo della vittoria ma la delicata Esione, leggera come il tratto che delinea i due corpi. L'opera prefigura la sintesi concettuale e la compiuta compenetrazione tra casualità e riciclaggio che troveranno culmine nella "Niobe protegge vanamente Melibea". Niobe, colpita nella sua superbia è l'immagine del dolore e dell'impotenza. La mano, nell'estremo tentativo di ribellione mista a preghiera, è chiusa a pugno, ultimo barlume di una arrogante fierezza inesorabilmente punita. L'originalità dell'opera è nell'impostazione delle due figure che, poste su piani separati, risultano quasi incise sul fondo. Non esistono più le masse nelle figure; è visibile soltanto il tratto del pennello che secco va ad intarsiare il fondo. Niobe protegge da lontano la figlia Melibea, innocente e inconsapevole vittima, ritratta in atteggiamento ludico. In Niobe si incarna l'amore materno privo di calore manifesto: amore freddo, lucido, mentale, diverso dagli abbracci di disperazione con figure aggrovigliate, eppure altrettanto incisivo come il lavoro di cesellatura che ha compiuto l'artista nell'esecuzione dell'opera." (Agosto-Settembre 2001 Stefania Rizzo) |
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