periodo 74 - 78
approdo arte povera
periodo
anni
80
ceramiche |
Catalogo - relazione (estratto) "mostra personale di
ceramiche"
<<ANGLONA, un faro>>, 25 Maggio - 3 Giugno 1989
" . . . La storia del succedersi e dell'evolversi della
tecnica è la vera storia dell'arte di D'ACUNZO. La ricerca di sempre nuove
forme, in presenza degli stessi contenuti, è la potente ispiratrice del genio
del Nostro, poiché egli, ricercando nuove forme espressive, ricerca in se
stesso, alla ricerca di se stesso. E quando riesce ad esprimersi, allora
manifesta il suo essere, inquieto, tormentato, contraddittorio, pieno di
certezze insicure, manifesta la sua Weltanshaung, la sua visione della vita
dell'uomo . . .
. . . Comincia a scavare nella coscienza collettiva per
denunciarne i limiti, le ambiguità e le compromissioni, per lui è il contenuto
che conta, per cui la figura umana perde progressivamente i suoi elementi non
indispensabili . . .
. . . Ecco, allora, l'immagine del mondo e dell'uomo moderno:
insicuro, condizionato, che realizza una momentanea, illusoria fuga dalla
realtà in questa pittura apparentemente semplice, ma molto allusiva, che
esprime l'impegno morale ( e anche la velleità moralistiche? ) del suo autore.
Comunque, mentre esprime il suo disagio mette a nudo il nostro e non importa,
poi, se il predicatore si converte insieme al penitente. La mostra del 1978 vede
l'affermazione prepotente delle macchie, colori fusi, effetti ricercati con lo
studio oppure ottenuti per caso, mescolanze estemporanee ed esperimenti
cervellotici, fusioni a caldo con carboni accesi buttati sulla tela e poi
ripresi col pennello o a freddo con gocce bizzarre colanti da un sacchetto di
plastica bucherellato raccolto per strada. E' un po' il periodo "pop"
di D'ACUNZO, superato dalle macchie larghe, dai colori contrastanti, che dicono
il tema ecologico, con quei bidoni di spazzatura o quei sacchetti di concime
grondanti sangue, e denunciano le illusioni della pubblicità . . .
. . . L'evoluzione stilistico - tematica di D'ACUNZO trova
un'altra tappa nella mostra del 1983, quella dello studio del corpo, dei nudi,
dell'amore fra i corpi, ma soprattutto fra menti. Sì, non c'è erotismo, né
leggiadria di forme in quei corpi, ma sofferenza, a volte turbamento, creato da
pulsioni interiori, incapaci di manifestarsi. Non c'è appagamento, né
soddisfazione in quelle carezze, ma ricerca di una forma che dica il proprio
turbamento, senza urtare contro la mentalità e la morale correnti. Non
poche incomprensioni ha avuto questa fase di D'ACUNZO che (ci sorge il dubbio)
per questo la ha abbandonata troppo frettolosamente, come cosa impura . . .
. . . Adesso, invece, è diverso perché dal 1985 egli si è
dedicato consapevolmente allo scultura, lavorando il più umile e più comune
dei materiali: la creta. La manipolazione, l'espressione plastica, sono il suo
nuovo modo di esprimersi, che continua il passato e si serve dell'esperienza
precedente. Indubbiamente la creatività di D'ACUNZO è messa a dura prova da
questo nuovo modo di fare arte, perché è più elaborato e non gode
dell'immediatezza, del colpo secco e deciso della pittura. Troppe sono le fasi
operative attraverso cui passa la scultura, prima di essere opera finita. Va
dallo stampo in argilla, da cui si tira l'originale, alla cottura al forno, al
ritocco di piccole parti, alla pittura a freddo, alla doppia cottura, alla
verniciatura, che permette al pezzo di essere sottoposto alle intemperie . . .
. . . Questo nuovo, ma non imprevisto, approdo della
ricerca di D'ACUNZO è un riuscito e felice intreccio fra arte ed artigianato in
cui non è dato cogliere ove cessa l'artigianato e subentra l'artista e quando
il pezzo artigianale diviene creazione artistica, frutto di prorompente
intuizione ed unico anche nella riproduzione dei suoi multipli; i due momenti si
fondano e compenetrano, senza un prima e un dopo, in un continuum costante e
proficuo . . .
. . . Nelle ceramiche artistiche di questa mostra notiamo gli
sviluppi di una ricerca e il tema ispiratore, fin troppo evidente, ma non
scorgiamo ancora il travaglio interiore e la crisi dell'artista. Siamo certi che
se continuerà e glielo e ce lo auguriamo, D'ACUNZO non mancherà di farceli
vedere in modo netto, preciso, ancora provocatorio, alla sua maniera."
Prof. Antonio RONDINELLI
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