Le mininstallazioni |
" Sto cercando di fondere due modi di essere, fino a qualche tempo fa
contrastanti l'artista e l'artigiano. Non voglio privarmi del piacere di
manipolare, rettificare, rigenerare, materiali vari per principio reperiti
tra gli scarti di laboratori artigianali ed officine meccaniche. Dargli un
senso ed ingentilirli con il colore, tanto da rasentare il metafisico.
Adibirli ad un nuovo uso, contrario o solamente diverso da quello
originario. Trascorrere ore ed ore ad osservare gli scarti utilizzati come
nuove materie prime e farsi ispirare nella creazione di nuove sagome.
Tutto il processo va ad inserirsi in mininstallazioni. Nomino così le mie
opere in quanto vengono racchiuse in una cornice parte integrante
dell'opera stessa . . . . . . . . . . . la mininstallazione, proprio per
la sua dimensione raccolta, consente di reperire uno spazio certo che può,
con la interazione del visitatore, ingrandirsi a piacimento. Quello che
conta è il colore, il fondo e la cornice non sono elementi di confine, ma
dichiarati a monte precari e provvisori, lasciati, per il loro definitivo
dimensionamento, all'arbitrio e alle esigenze dello spettatore." (Aprile 1992 D'ACUNZO parla di se stesso) " . . . . D'ACUNZO è un sottile e meticoloso certosino
dell'arte contemporanea che lavora nella dimora che separa Marcel DUCHAMP
da Jackson POLLOCK. Con forza nella sua terra bimarina egli scava un
canale per allargare il mare dell'arte e naviga sicuro seguendo la sua
stella." " . . . . Ora quegli scarti e quegli inerti trovano
ricomposizione, non semplice riciclaggio, in sculture non sculture, la cui
caratteristica essenziale è una sorta di ricomposizione in unità dove i
resti, i rottami della civiltà tecnologica(pezzi di elettrodomestici,
corde, antenne televisive, orologi andati a male,ma anche
legni,plexiglas,eternit ) trovano nuova forma e nuova funzione. . . .
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